Pensate di essere un bambino impulsivo, iperattivo e disattento, di non riuscire ad elaborare in maniera idonea tutti gli stimoli presenti nell’ambiente, come vi sentireste? Avere 8 anni e incontrare difficoltà a svolgere normalmente attività di vita quotidiana ed essere etichettato come il soggetto disturbante e maleducato.
L’ADHD o Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività ha avuto ampio spazio nel panorama scolastico, le informazioni teoriche rispetto a questo disturbo sono molteplici, tuttavia si fatica a comprendere un soggetto che presenta questo deficit.
L’ambiente scolastico delinea, plasma ed infine attua l’inclusione per far comprendere l’importanza della diversità alle nuove generazioni.
L’organico della scuola aiuta in modo proficuo il piccolo alunno e quando si riscontrano alcune problematiche attua un lavoro di équipe per aiutarlo.
Quale sarebbe il progetto migliore da portare avanti? Primo fra tutti la socializzazione con i pari che dovrebbe essere il cardine per un clima scolastico positivo. La scuola elabora il progetto insieme alla Psicologa Clinica che aiuta il bambino a scuola e comunica successivamente con la famiglia.
Si strutturano incontri in ambienti extra-scolastici guidati da professionisti il cui obiettivo finale è quello di accrescere le abilità comunicative e sociali del bambino con ADHD e migliorare il rapporto con i pari.
Sia i genitori sia i bambini che partecipano al progetto vengono preparati e informati di ciò che succederà all’interno delle sessioni: si svolgeranno al parco, in presenza di due bambini che porteranno con sé dei giochi oltre a quelli presenti all’aperto. Lo Psicologo aiuta i bambini a comprendere le difficoltà del proprio compagno con ADHD.
Le figure professionali non sono parte attiva nella seduta, al contrario, sono degli osservatori distaccati che interverranno nel momento in cui osserveranno dei segnali i quali potrebbero portare all’insorgenza di comportamenti problema. Il monitoraggio sarà continuo e al tempo stesso i soggetti avranno la libertà di individuare tutti gli spazi idonei ai loro giochi e potranno interagire con gli altri bambini. Il fine ultimo è l’accrescimento della loro autonomia personale.
Successivamente si può procede con lo stesso iter, prima integrando un numero maggiore di bambini, poi variando i luoghi dove avverrà la socializzazione.
Alla fine di ogni seduta il professionista ha a disposizione una scheda dati in cui annotare i comportamenti funzionali, disfunzionali e i miglioramenti del bambino.
Alla conclusione del percorso di socializzazione si procede con la stesura di una relazione, fondamentale sia per la scuola sia per i genitori, in cui si delineano tutti gli obiettivi raggiunti e le possibili stagnazioni comportamentali su cui si potrebbe lavorare ulteriormente.
“La socializzazione al parco” ha l'obiettivo di accrescere le abilità sociali del bambino con ADHD e le conoscenze dei bambini con sviluppo normo-tipico per potersi rapportare in maniera funzionale e comprendere appieno le sue difficoltà.
A pari livello si lavora anche con le figure genitoriali scardinando quell’atteggiamento di protezione che porta ad emarginare questi bambini per proteggerli dalle sofferenze. Le emozioni spiacevoli sono parte integrante della vita di ognuno e l’approccio migliore è quello di accoglierle e saperle affrontare con l’applicazione di specifiche tecniche adattate anche ai più piccoli e che possono certamente essere apprese.
La socializzazione è spesso data per scontato dalle precedenti generazioni: stare insieme con i propri pari, vivere delle esperienze uniche, essere adultizzati fin dalla tenera età, ma con il cambiamento radicale dell’assetto culturale all’interno delle nostre società, per le nuove generazioni questi aspetti vengono meno. L’era dei computer e dei social ha “digitalizzato” i bambini, promuovendo le loro abilità tecnologiche e al tempo stesso riducendo l’esperienza con l’altro e lo sviluppo della loro autonomia personale.
Dott.ssa Cristiana Ginevro
Comments